Your Name.

di Makoto Shinkai

Nel variegato e schizofrenico percorso di Shinkai, "Your name." è la punta di diamante, l’opera più equilibrata in cui le varie componenti e direttrici trovano il giusto bilanciamento per formare un film di grande intensità emotiva.

Your Name - Makoto Shinkai recensione film

Giappone, 2010. Mitsuha Miyamizu è stanca della vita di provincia e vorrebbe vivere la frenesia di Tokyo. Taki Tachibana è uno studente di Tokyo con un lavoro part-time in un ristorante e che vive passivamente la sua esistenza. Da un giorno in poi i due si scambiano il corpo, solo per un periodo limitato ma ripetutamente. E cercano di correggere o semplicemente di vivere la vita dell’altro, scoprendo sempre di più della controparte e, piano piano, innamorandosene. Scoprendo, a un certo punto, una minaccia che rischia di cancellare la loro storia.

Sempre teso verso suggestioni altre, ispirazioni che, a detta dello stesso Makoto Shinkai, hanno radicalmente contribuito a formare il suo corpus autoriale, il regista di 5 cm al secondo ha subìto tali riferimenti come un soggiogamento. Shinkai, per buona parte della sua breve carriera, non è mai riuscito a definire lucidamente una poetica chiara, indipendente dalle fonti, limpida. Aveva delle idee che dovevano essere la colonna vertebrale del suo cinema: l’immagine come poesia, il contesto melodrammatico, gli struggimenti amorosi, la collisione di generi oltre che una scelta estetica chiara, riconoscibile, tanto da diventare suo marchio di fabbrica poi sdoganato. Ma il limite più grande, per Shinkai, è sempre stato quello di non riuscire a liberarsi dei suoi amori, Miyazaki in primis, tanto che opere come Viaggio verso Agartha (o I bambini che inseguono le stelle) era quasi un plagio dell’opera del Maestro dello Studio Ghibli. Your name., da questo punto di vista, è un po’ una svolta. È intriso delle suggestioni, dei riferimenti, delle citazioni, ma è talmente ricco da un punto di vista emotivo e ben strutturato per quel che riguarda l’impianto narrativo, da superarle e, quindi, far emergere la forza del film.

A proposito di equilibrio, appare evidente come la pellicola altro non sia che una fotografia del costante tentativo di trovare una conciliazione utopica fra diversi contrappesi. Il doppio, si parte da qui per tentare una sintesi: eccolo il tema cardine di Your name. Uomo e donna, due individui distanti nello spazio e nel tempo, il bene e il male, il bianco e il nero, la città e la provincia, la solitudine e l’amore. Your name. racconta semplicemente del desiderio di rendere uno tutto quello che è due. Utopico ma, nell’economia fantastica del film, possibile.
Se questo elemento incide sulla componente squisitamente emotiva del film, quella anche più coinvolgente, è impossibile non notare un’esigenza shinkaiana di riflessione sottotraccia sulla condizione storica del Giappone. Il disastro nucleare di Fukushima, il terremoto e il relativo tsunami, sono cicatrici impresse nella memoria storica del Sol Levante e ritornano, deformate, rigurgitate, rielaborate, anche in Your name. A ben pensarci, questo film sembra essere il difficile tentativo di Shinkai di rielaborare il lutto e il dramma di eventi storici attraverso la forza dell’immaginazione e della narrazione. La sua opera, quindi, diventa quasi catartica, un modo per affrontare la radicalità di un evento così traumatico. Questo elemento catastrofico torna anche nel successivo La ragazza del tempo - Weathering with You e qui in qualche modo ne anticipa la filosofia.

Shinkai non è Antonioni, in Professione: reporter lo scambio dei corpi, il cambio di identità era il pretesto per vivere una vita diversa, superare il concetto di morte, frantumare lo schema delle maschere pirandelliane per poi cadere, inevitabilmente, sotto i colpi dell’impossibilità di tale operazione. In Your name., al contrario, lo scambio è scoperta, incontro, mutamento ma in positivo. Eppure di utopie e impossibilità vive anche il cinema di Shinkai e in particolare Your name. A pensarci bene, i corpi, gli sguardi, i desideri, gli amori in Makoto Shinkai si sfiorano, si cercano, senza (quasi) mai vivere di intersezioni costanti, di ricongiungimenti, di sintesi. E così la provvisorietà, l’attimo, diventano l’essenza stessa con cui interpretare quelle follie che sono la vita. Il tempo, quindi, si assolutizza nella sua relatività e la morte non è più il confine definitivo che tutti temiamo: l’amore, in Your name., diventa lo strumento con cui superare spazio e tempo, riedificare una dimensione utopica di assoluta bellezza.

Autore: Andrea Fontana
Pubblicato il 30/10/2019
Giappone 2016
Durata: 107 minuti

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