Viaggio verso Agartha (I bambini che inseguono le stelle)

di Makoto Shinkai

L'opus magnum di Makoto Shinkai riflette tutte le spinte magmatiche e le smodate suggestioni di un cinema che, soltanto quando perde la retta via, (ri)trova sè stesso.

Viaggio verso Agartha - Recensione Film Shinkai

Giunto al suo terzo film, in Viaggio verso Agharta (I bambini che guardano le stelle), Makoto Shinkai ha dato vita a un'opera-mondo in grado di sintetizzare tutte le suggestioni che popolano densamente il suo corpus autoriale.

Ancora una volta, è un oggetto desueto dello scenario reale a fornire il punto di partenza da cui ogni storia dell'animatore giapponese si dipana. Stavolta tocca ad una radio, ultimo dono paterno alla figlioletta prima della sua morte. Asuna è una ragazzina che vive con la madre infermiera, spesso assente per via dei turni in ospedale. Durante il tempo libero, la piccola sognatrice si reca in un luogo segreto sulle montagne per ascoltare i programmi radiofonici e avere la sensazione che il padre sia ancora presente. Un giorno la radio trasmette una strana musica che affascina Asuna a tal punto da spingerla a provare la risintonizzazione su quella misteriosa stazione. Il singolare evento, però, non si ripeterà più. Tuttavia, questo è soltanto il preludio a una serie di eventi ai confini della realtà che porteranno la ragazzina a contatto con Shun, un suo coetaneo proveniente da Agartha, il mitico mondo sotterraneo di cui tutte le culture narrano racconti fantastici da secoli. Quando Shun viene ritrovato morto e una misteriosa organizzazione militare fa di tutto per raggiungere il portale che conduca ad Agartha, Asuna ed il suo insegnante Ryuji partiranno alla ricerca del regno nascosto con l'obiettivo di scovare il suo segreto più misterioso.

La carriera cinematografica di Makoto Shinkai è totalmente schizofrenica e variegata, capace di dar vita a poesie sentimentali da 63 minuti che provano a sottrarre la felicità agli artigli predatori dello scorrere del tempo e a opere bigger than life di oltre 2 ore che portano in scena i sogni smarriti che non siamo stati in grado di lasciare andare. Viaggio verso Agartha dipana un vertiginoso melodramma a partire dalla morte violenta di una creatura fantastica che sembra uscita dal mondo di Hayao Miyazaki. Abbandonata la linearità minimalista di 5 cm al secondo - elegia malinconica sulla transitorietà dei sentimenti e sui luoghi dell'anima destinati a custodire gli amori a cui non abbiamo mai detto addio (e che, quindi, siamo destinati a perdere quotidianamente) - e la (futura) conciliazione catartica e sintetica di Your Name., Shinkai edifica un dedalo di percorsi e di sguardi che si perdono e si ricongiungono. Il suo cinema è stato sempre una questione di mancanze e separazioni, lotte contro il tempo e unioni, scandite dai segreti insondabili e fantastici della Natura.

È proprio l'inequivocabile fede di Shinkai nei confronti della naivete dei sentimenti a restituire personaggi che si rincorrono e si aspettano, inseguendo un amore (ir)raggiungibile, magari soltanto sognato. Pur proiettato verso lo spazio, in modo romantico e sognatore, il regista nipponico è ancorato alla realtà, come dimostrano sottotraccia Your Name e questo Viaggio verso Agartha, che riflettono sulla memoria storica del Giappone e sulle cicatrici impresse sul suo corpo sociale. Lo spettro della morte e il peso della quotidianità si riverberano nelle ambientazioni fotorealistiche e ricche di dettagli, caratterizzate da cromatismi meno accesi e brillanti rispetto alle tavole dello Studio Ghibli, referenza primaria - ai limiti del plagio - in buona parte del percorso artistico di Shinkai. Nonostante un gigantismo che, a tratti, rende complesso I bambini che guardano le stelle e ne logora la potenza delle immagini attraverso un'esagerata verbosità, il film merita ogni atto d'amore possibile da parte dello spettatore, che si troverà a vivere il mito di Orfeo ed Euridice inserito in un contesto privo di tempo e capace di cristallizzare e rendere coese spinte sentimentali e suggestioni magmatiche che trasformano il lavoro di Shinkai in una materia viva ed estremamente pulsante.

Autore: Matteo Marescalco
Pubblicato il 02/11/2019
Giappone 2011
Durata: 116 minuti

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