Pleasure

di Ninja Thyberg

Il film di Ninja Thyberg visibile su MUBI palesa le dinamiche maschili di potere abusivo che agiscono entro l'industria del sesso, vietando ogni possibile autodeterminazione femminile.

pleasure - recensione film mubi

Discutere della liceità della pornografia ai giorni d’oggi appare spesso superficiale perché l’argomento poggia su un discorso sotterraneo molto più esteso, che affronta le dinamiche intrinseche di un capitalismo tossico: basta vedere come in Pleasure, storia di una ragazza che vuole diventare una pornostar di successo, la natura fredda, luminosa e violenta delle immagini pornografiche non alluda a un’infelice immoralità figlia di una perdita di valori sociali; anzi. Bella ama il sesso, vuole farlo davanti a una telecamera e ambisce a farne una professione dove possa esprimere il suo talento. Non si considera degradata o una vittima, non pensa di meritare disprezzo né compassione. È consapevole, ambiziosa, determinata.
La struttura narrativa angosciosa, progressivamente nauseante del film deriva invece da una generale volontà indifferenziata di piegare la donna alla volontà maschile: è un atto politico, non sessuale, che si esplica non nelle scene di sesso di per sé quanto nella pressione sociale che le accompagna. Per sfondare bisogna seguire delle precise regole decise dagli uomini, e non è possibile deragliare dal percorso imposto. Man mano che la protagonista realizza la sua scalata professionale il suo corpo e la sua personalità vengono soggetti a una profonda manipolazione che irrigidisce e frantuma ogni rapporto intimo. Non bisogna creare problemi, rifiutarsi di girare le scene più violente, esprimere il proprio disaccordo.  

Ciò che inquieta in Pleasure è come tutto ciò sia espresso con la più straordinaria gentilezza; nel dietro le quinte la troupe è incredibilmente cordiale, comprensiva, disponibile. Il consenso è un concetto per il quale a voce viene professata la massima attenzione eppure, dietro i volti e le voci pacate si intuisce un sottile ricatto morale. Se ci si rifiuta, si è fuori. Non è questione di essere portati o meno per il mestiere, quanto di poter giocare solo se paradossalmente si accetta di essere puniti e sviliti per la propria ambizione. Proprio perché vuole avere il controllo della propria carriera, Bella deve eseguire le scene più umilianti; proprio perché ama il piacere sessuale deve essere l’oggetto di pratiche dolorose e poco piacevoli; proprio perché pretende di avere fiducia nella propria persona, deve perdere la stima di sé perpetuando tradimenti verso le persone più care. Difatti ogni possibile tentativo femminile di far gruppo si scontra contro un processo implacabile che rende tutte le attrici potenziali avversarie rivali.

mubi pleasure recensione

Quasi terrorizzata dal potenziale potere di una donna col pieno dominio di sé, l’industria pornografica descritta nel film di Ninja Thyberg (distribuito in via esclusiva dalla piattaforma MUBI Italia) sembra accettare il successo femminile solo se pienamente soggiogato, svuotato di carattere e coscienza per essere ridotto a puro desiderio e atto di guadagno economico. D’altra parte nemmeno i singoli individui maschi mancano di soffrire il doveroso adattamento a modelli forzati e stereotipati sia in senso maschile che razziale.
Non si può negare però un certo senso di amarezza nel constatare che, stando così le cose, l’unico atto rivoluzionario possibile individuato in Pleasure sia la rinuncia, il tirarsi fuori, quasi che non ci sia facoltà di crearsi uno spazio autonomo, deformati come si è dalle strette pieghe sociali entro cui bisogna muoversi. Difficile non ripensare allora all’attuale crisi generale del senso del lavoro come esperienza edificante, tema che genera il sospetto che l’individuo sia volontariamente annichilito per fare del suo disagio e il suo stato di necessità strumenti di controllo. Se l’industria del porno non può prescindere da un sistema di gestione patriarcale la sua vera oscenità si nasconde, alla fine dei conti, piuttosto che nell’esibizione di amplessi, nella sopraffazione sociale e lavorativa attuata ai danni di chi vi lavora.  

Autore: Veronica Vituzzi
Pubblicato il 05/07/2022
Svezia, Paesi Bassi 2021
Regia: Ninja Thyberg
Durata: 108 minuti

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