Approda finalmente nelle sale italiane l’atteso [REC] La Genesi (in originale: [REC]³ Génesis), terzo capitolo di quella che è diventata, a tutti gli effetti, una vera e propria saga: questa volta Jaume Balagueró (presente in qualità di creative producer), dopo i primi due film diretti a quattro mani, lascia la macchina da presa unicamente a Paco Plaza; il regista di Nameless tornerà nuovamente al timone per l’episodio conclusivo, [REC]4: Apocalypse, al momento in fase di lavorazione. In seguito ad un serie di vicissitudini distributive, durante le quali pareva che nessuno se la sentisse di acquistare il film, nonostante l’appeal del titolo, la pellicola giunge nel nostro Paese con forte ritardo rispetto alla data di uscita spagnola (30 Marzo 2012) e di altre nazioni europee, alimentando così il clima di aspettativa creatosi tra i fans. Sarà la Notorious Pictures a portare il film sui nostri schermi, nuova casa distributrice romana che tra i titoli in programma ha in serbo anche l’attesissimo The Lords Of Salem di Rob Zombie, previsto attorno al mese di Aprile.
Sono trascorsi cinque anni dal primo [Rec], il film con cui i due registi imboccarono quella che sembrava essere una nuova strada nel già saturo filone del mockumentary, riscuotendo un successo assordante, per certi versi non lontano da una sopravvalutazione; tuttavia, per quanto non vi fosse la presenza di elementi particolarmente innovativi, il mescolare il concetto di contagio con quello di possessione demoniaca, dunque due principi-base dell’orrorifico, condendo il tutto con un’abbondante spruzzata di critica al voyeurismo mediatico televisivo, si dimostrò ricetta efficace e di grande presa per il pubblico. Per il sequel, [Rec]², nuovamente diretto in combo, si decise di mantenere la linea stilistica del predecessore, mediante l’uso della camera a mano; interessante l’idea del rendere visivamente manifesta l’ossessione del riprendere qualsiasi cosa, in qualunque momento, con sequenze apparentemente girate a vuoto, in realtà rappresentazione di quella maniacalità che vorrebbe tramutare l’occhio della videocamera in appendice del proprio. Dal punto di vista narrativo, ci si concentrò maggiormente sulla componente sovrannaturale/demoniaca, con un aumento dell’azione che diede al film caratteristiche più vicine agli “shooters” di matrice statunitense, allontandosi dalla spontaneità di fondo della prima opera.
In questo contesto, [REC] La Genesi si presenta sostanzialmente come un prodotto ibrido, privo di una precisa e personale connotazione, mettendo così in luce i punti deboli sia della regia di Plaza, il quale risente dell’assenza del più dotato sodale, che soprattutto della sceneggiatura (scritta dal regista insieme a David Gallart e Luiso Berdejo), troppo scontata e a tratti incoerente. Il film pecca di incertezza anche nella sua definizione di prequel, poiché non ne possiede i tratti fondamentali: per quanto vi siano degli elementi che dovrebbero chiarire nodi rimasti insoluti nei precedenti capitoli, la messa in scena è troppo confusa e poco credibile, rasentando il grottesco e slegandosi dal criterio di verosimiglianza (nonostante l’argomento travalicasse i confini del razionale) che caratterizzava, in positivo, le prime due pellicole. Nel nuovo [REC] si abbandona il consueto scenario condominiale per spostarsi in quello di una festa di matrimonio, che vede protagonisti Clara (Leticia Dolera) e Koldo (Diego Martin): il regista tiene schiacciato a fondo il pedale dell’umorismo (che vorrebbe essere) feroce e del kitsch, sia dal lato visivo, in special modo nell’incipit, che da quello sonoro, puntando su canzoni pop-romantiche spagnole utilizzate in quanto elemento di contrasto con le immagini cruente che scorrono sullo schermo. Il registro risulta eccessivamente forzato, privo della genuinità e dei ritmi necessari affinché gli ingranaggi dell’ironia possano funzionare con la dovuta efficacia.
La prima parte del film è ripresa con camera a mano, la modalità tipica non solo dei [Rec] ma anche e soprattutto del filmato nuziale: dopo l’irruzione dell’elemento orrorifico, ossia il propagarsi dell’infezione nel pieno della festa, si assiste al cambiamento di punto di vista, sottolineato in modo netto, quasi ostentato. La macchina da presa cade a terra, spegnendosi: sullo schermo buio, lampeggia un puntino rosso, a preannunciare il logo del titolo, per poi trasformarsi nel led acceso della telecamera, ora inquadrata in terza persona, dunque in modo tradizionale. Passaggio importante e fin troppo palesemente simbolico, che Plaza ha voluto esaltare con una sequenza esplicativa, come a voler prendere le distanze dal voyeurismo invasivo dell’handycam finto-amatoriale dei primi due episodi. Era probabilmente precisa intenzione del regista il voler evitare di cadere nella trappola della pellicola-clone, operando dunque uno stacco netto, non soltanto stilistico ma anche narrativo; purtroppo, l’intento finisce per girare a vuoto, gettando un’aura caotica sul risultato finale, che resta indubbiamente un prodotto a se stante ma fiaccato da un fastidioso senso di incompiutezza.
A fare da filo rosso col primo [REC], oltre ovviamente alla tematica di base, troviamo la scelta di collocare l’elemento Femminile al centro della narrazione: Clara, che si vorrebbe rendere iconica nel suo brandire la motosega mentre si aggira, giarrettiera rossa a vista, in cerca del perduto Koldo, ma manca di carisma e il personaggio è poco più che abbozzato. Il rincorrersi dei due sposi ha le caratteristiche della quest del Cavaliere medievale verso la Principessa, con rimandi non casuali (il costume di San Giorgio, la spada) e molteplici riferimenti religiosi, che spesso paiono inseriti in modo forzato.
Nonostante le ambizioni, [REC] La Genesi non riesce ad essere ciò che vorrebbe, alternando qualche momento riuscito (il massacro durante la festa è godibile) ad altri di sonora caduta, seminando l’idea di volersi avvicinare un po’ troppo allo stampo di Resident Evil, in versione più rustica e low-tech. Un film che tenta ad ogni costo di essere originale, palesando il fallimento del proprio obbiettivo. Finora, il capitolo più debole di una saga che poteva indubbiamente chiudersi in quanto dittico.