Le pieghe storiche del Brasile si sono propagate nella cultura del paese fino ad immergersi in ogni forma artistica, delineando una curva incerta a segnalare la frammentarietà con cui quella stessa Storia si andava riflettendo. Se con il fine della dittatura il Paese affronta la sua reale situazione, tentando la dura risalita dalla situazione di devastazione sociale ed economica in cui era sprofondato, la produzione cinematografica non registra affatto un picco negativo. Tutt’altro. Tuttavia è solo recentemente che il cinema brasiliano balza agli occhi del mondo, portando sugli schermi la sua continua trasformazione del reale, ad un livello insieme interno ed esterno, garantendo una visibilità prima in gran parte marginale. Il successo di alcune pellicole cinematografiche ha poi contribuito ulteriormente all’ampliarsi del raggio di influenza, garantendo la presenza del cinema brasiliano nei circuiti internazionali di distribuzione, anche grazie alla partecipazione di nuovi o ritrovati talenti ai festival cinematografici che ha permesso un rinnovato interesse a livello internazionale. Così, nella prospettiva di accresciuta sensibilizzazione, ecco giungere da quelle stesse terre Entre Nós di Paulo Morelli. Si tratta di un film intimo, che sceglie di focalizzarsi su dinamiche di apparente evasione, per intessere poi il sottotesto di problematiche generazionali che filtrano attraverso le sue crepe. L’attenzione, allora, si sposta gradualmente dalle percezioni individuali a quelle della collettività, riflettendo le ansie e le frustrazioni di una classe medio borghese di giovani, che ancora fatica a tracciare la linea di un proprio percorso futuro e non riesce a scrollarsi di dosso gli abiti di un passato vissuto all’insegna dei sogni. In un ambiente di goliardica fuga da tutto quello che rappresenta il dato fattuale del mondo esterno, un gruppo di amici combatte l’avversione ai ricorsi storici a colpi di sesso, musica, letteratura e alcol. Solo gli sguardi vacui, qualche citazione agli anni ’70 e stralci di battute tra un bicchiere e un tiro testimoniano il malessere sociale che li affligge.
Questa dramedy corale si sviluppa dalle risate e dai pensieri che vengono prontamente fissati su carta per essere lasciati riposare a contatto con la terra, chiusi in una scatola di legno, pronti ad essere trafugati dieci anni dopo e realizzare quanto di quel ricordo è andato in frantumi. Lo script intesse sapientemente tensione e leggerezza, stemperando i toni della tragedia con accenti dinamici, senza perdere di vista quell’intensità drammatica che funge da collante per tutto l’arco del film. Il pretesto della rimpatriata rivela tutto quello che dieci anni di crescita non hanno risolto, facendo riaffiorare amori, solitudini, rimpianti e misteri. La struttura narrativa trasporta all’interno di un mondo costruito a compartimenti stagni, dove la spensieratezza di un tempo resta senza via d’uscita e la consapevolezza dell’irrimediabile intacca ogni cosa, scostando definitivamente il velo d’illusione. La regia calibrata del regista, ricordato per il più duro City of Men del 2007, si unisce qui a dialoghi serrati che garantiscono una contestualizzazione altrimenti impossibile. Il mix di generi, in un film che lascia affiorare problematiche sociali solo grazie alle interrelazioni personali, che si evolvono fino all’implosione attraverso il passaggio del tempo e le sfumature del reale, ne fanno un prodotto insolito nel panorama del cinema brasiliano e insieme lo rendono universale per i valori umani che intende approfondire. Girato a quattro mani con l’aiuto di Pedro, figlio di Morelli, Entre Nós riesce a mantenere viva l’attenzione tanto che, nonostante non manchi nello sfruttare tutte le potenzialità offerte dal soggetto, le storture appaiono trascurabili. L’inserto del flashback, sostanzialmente inutile ai fini dello sviluppo drammaturgico, risulta comunque interessante per la resa dell’immagine, che concentra su di sé tutta la svolta che interessa i sentimenti, materializzando fotograficamente le emozioni. Al tono caldo e vivido si sostituisce qualcosa di freddo, grigio e gelido che contrasta con tutto quello che vi si configura all’interno, spingendo quel momento all’estrema drammaticità attraverso un valore aggiunto che al tempo stesso, come un ossimoro visivo, finisce per raffreddarlo, prendendo le distanze tra quello che succede dentro al quadro e chi guarda al di là dello schermo. La commistione di linguaggi e l’autenticità con cui si misura Entre Nós, se non lo rendono un capolavoro gli garantiscono comunque un notevole merito.