Gods Behaving Badly è, senza dubbio, uno dei peggiori film visti finora a questa ottava edizione del Festival di Roma.
Opera d’esordio di Marc Turtletaub, produttore di grandi successi indipendenti quali Little Miss Sunshine e Away We Go, si configura come un’insignificante commedia povera di contenuti, ritmo e attrattiva. La trama, inconsistente e banale, è messa in scena da personaggi piatti e poveri, per quanto interpretati da un cast stellare: nella pellicola, infatti, recitano nomi del calibro di Sharon Stone, Christopher Walken e John Turturro, tutti drammaticamente fuori parte. Il film è ambientato nella New York di oggi, città nella quale, per nessun reale motivo, si sono trasferiti alcuni dèi greci oramai decaduti e con poteri limitati, integrati in una società di mortali da cui hanno preso tutta una serie di cattive abitudini contemporanee. Manipolatori e sospettosi, usano quel poco che resta delle loro forze soprannaturali al fine di soddisfare piccole e meschine vendette personali. Così, la freccia scagliata dall’arco di Eros, dietro l’ordine di una gelosa Afrodite, colpisce un Apollo vizioso e dà inizio al dispiegarsi della trama: Apollo si innamorerà di Kate, mortale interpretata da un’anonima Alicia Silverstone e, per una serie di sconclusionati eventi, finirà con l’uccidere la ragazza e spegnere il sole, mettendo a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità intera. Sarà Neil, timido innamorato di Kate, a prendere in mano la situazione e scendere negli inferi su un treno della metropolitana, treno su cui sale senza particolari difficoltà. D’altro canto, appare inutile chiedersi se anima e corpo abbiano, nella visione dell’autore, qualche tipo di distinzione o valore, anche meramente narrativo. Spinto dalla Dea della castità, la Edie Falco che alcuni ricorderanno nei panni dell’irriverente nurse Jackie, il protagonista sottrarrà la sua Kate alla morte e alle grinfie del fratello invidioso di Zeus, Ade. Banalissimo uomo medio, Neil è l’improbabile eroe che salverà il mondo, riuscendo a comprendere, con un salto logico da far impallidire il più attento degli spettatori, la fonte dei poteri degli dèi e il motivo della loro attuale debolezza. Riuscirà, addirittura, a riportare un po’ di fede negli abitanti miscredenti di New York.
Divina stupidaggine, il film, pur partendo da uno spunto innovativo e divertente, essendo tratto peraltro dall’omonimo romanzo di Marie Phillips, si articola con superficialità e leggerezza. L’inserimento degli dèi appare infatti come il mero pretesto per dare un briciolo di originalità a una commedia insulsa, potendo scomodare attori del calibro di Sharon Stone per dare un volto alle divinità. Volto che, peraltro, senza nulla togliere alla splendida protagonista di Basic Instinct, non è forse, oggi, così rappresentativo di una bellezza che dovrebbe essere eterna e immortale. Gods Behaving Badly si configura, dunque, come il prodotto di una serie di scelte poco calibrate, al punto da risultare scontato e tedioso, pecca imperdonabile per un’opera che si pone come puro prodotto d’intrattenimento.