CINEMA E TEMPO - Déjà Vu - Corsa contro il tempo
Tony Scott, velocista del tempo cinematografico, in Déjà Vu alla ricerca del tempo reale.
[Questo articolo fa parte di uno speciale dedicato al rapporto tra cinema e tempo, un approfondimento nato sulla coda lunga di Tenet, il film di Christopher Nolan che in questo difficile 2020 aveva riaperto una stagione cinematografica e riportato il grande pubblico in sala, seppur tra le tante difficoltà. Oggi, al momento in cui si scrive, quel tentativo è di nuovo interrotto, ma la suggestione del viaggio nel tempo rimane, la conserviamo come uno dei tanti, sottili fili che ci legano e riportano alle immagini. Perché il cinema, che fosse attraverso le griglie rodate del genere o l’interpretazione personale dello sguardo autoriale, si è sempre interrogato sulla quarta dimensione, ne è emanazione e macchina del tempo esso stesso, per come ci permette di viaggiare per ere prossime o lontane].
Una linearità disarticolata che squarcia la narrazione (il reale?), una riscrittura del tempo, un film letteralmente tra la vita e la morte. E ancora una volta Denzel Washington – qui al terzo film con il regista inglese, seguiranno poi Pelham 123 - Ostaggi in metropolitana e Unstoppable - Fuori controllo – a farsi perfetta incarnazione, volto e corpo, del cinema ultravorace, ultramoderno, di Tony Scott.
Ambientato a New Orleans e dedicato alla città e alla sua gente dopo l'uragano Katrina del 2005, Déjà Vu - Corsa contro il tempo è una strana, affascinante sintesi del mondo narrativo, stilistico – e teorico – di Scott. Ma c’è anche qualcos’altro. È un film che forse difficilmente esisterebbe, quantomeno in questa forma, senza l’11 settembre/01. Un’opera che racconta il suo tempo, il tempo presente, gli anni Zero del XXI secolo, così come lo facevano Top Gun negli Eighties e Nemico pubblico sul finire del decennio Novanta. Ma è anche un film di un’inquietudine più profonda, nuova, nel segno di una traiettoria quasi hitchockiana da una parte (un cortocircuito meraviglioso per un top player del dinamismo cinematografico come Scott) e un eroismo quasi inattuale, “classico”, ovvero non pienamente assimilabile all’immaginario post-traumatico del nuovo millennio americano e occidentale (e questo diventa ancora più interessante se pensiamo a un attore come Denzel Washington e ai suoi The Equalizer con Antoine Fuqua, autore decentrato ma centrale della nostra contemporaneità).
Attraversatore di generi e sperimentatore sui generis, specialista di congegni narrativi di causa-effetto, Scott in Déjà Vu - Corsa contro il tempo al contempo esaspera l’esercizio e radicalizza il discorso. La storia è quella dell’agente Doug Carlin (Washington) che indaga su un attacco terroristico responsabile dell’esplosione di un traghetto che ospitava molti marinai e le loro famiglie. Più di 500 vittime, tra le quali una donna Claire Kuchever, (Paula Patton), che in realtà – scopre ben presto l’agente – è stata assassinata prima dell’attentato. Di lì a poco Carlin entrerà in contatto con un gruppo dell’Fbi che tramite un sistema chiamato “Biancaneve” è in grado da una stanza ipertecnologica di isolare e leggere eventi del passato, solo e sempre indietro di quattro giorni rispetto al presente. Carlin è convinto che è da Claire che bisogna partire. E di lei si innamora. E da lei infine va. Torna indietro nel tempo: per salvarla, per salvare gli altri. Per modificare gli eventi,
L’agente interpretato da Washington salta da una parte all’altra del film, da una dimensione a un’altra, si innesta su un nuovo tempo – un presente che si incunea nel passato, un passato che diventa presente: un tempo che riconfigura il film, che lo struttura, lo ridefinisce; che conferisce all’opera un’altra condizione, un‘esistenza diversa. Scott realizza così la sua personale Donna che visse due volte, ma forse anche Carlin vive due volte in quest’opera che insieme alla linea temporale libera anche il desiderio. Perché è soprattutto una storia d’amore, Déjà Vu. Forse di un amore impossibile, perché letteralmente senza tempo, amore mai nato e già stato. È un film sul vedere, ma non un film sul cinema, piuttosto sullo spettatore, sulle immagini, sul reale, sulla nostra percezione. Il velocista Scott corre contro il tempo come Denzel Washington e lo raggiunge. Lo si può fare anche senza l’ingegno artificiale di Nolan. L’impossibile è possibile, e Déjà Vu è il film di Tony Scott che non avevamo ancora visto.