Tully

di Jason Reitman

Jason Reitman e Diablo Cody tornano a collaborare e firmano un ritratto tragicomico e non convenzionale della condizione femminile.

Tully - recensione film con Charlize Theron

«I Venti sono grandiosi ma i Trenta ti aspettano dietro l'angolo come un camion della spazzatura alle 5.30 del mattino»

Così chiosa Marlo (Charlize Theron), 40enne a pezzi che vede la propria vita naufragare nel ruolo e nel corpo sformato di una neomamma, fisicamente ed emotivamente provata dalla routine familiare e dalle privazioni di sonno e di gioie, alla giovane e splendida nanny notturna Tully (Mackenzie Davis), assunta come aiuto domestico più per la psiche della madre che per accudire la nuova nata. Ed è proprio lavorando su questo senso della catastrofe in azione e sul confronto intergenerazionale che Diablo Cody e Jason Reitman tornano al loro sodalizio artistico (dopo Juno e Young Adult) con Tully, un ritratto impietoso e autenticamente sentito della maternità, che mette alla berlina modelli convenzionali, stereotipi femminili e idilliaci quadretti famigliari. La loro è una collaborazione coraggiosa che sfida la rappresentazione del femminile sedimentatasi nell’immaginario collettivo e la ripropone in tutte le sue disarmanti e faticose contraddizioni. La dolce attesa di Marlo non è così dolce e a fare da contorno a questo malessere ci sono due figli piccoli con i loro problemi di socialità, un marito tanto amorevole quanto inetto diviso tra playstation e trasferte di lavoro, un fratello insopportabilmente benestante e l’ipocrisia delle istituzioni scolastiche.

Sgradevole come un film di Todd Solondz alle prese con pappine, tiralatte e incombenze genitoriali, Tully racconta quindi una tragedia in sordina, travestita da commedia, un conflitto inesploso con se stessi, osservato sotto la lente del disincanto. Il registro comico di Cody, la scrittura tagliente, soprattutto nei dialoghi e nei botta e risposta tra Tully e Marlo, si sposa al realismo di Reitman nel tratteggiare la complessità di queste vite adulte disfunzionali, inceppate in qualche punto, che portano il peso del cambiamento e il fardello del ricordo nostalgico per ciò che erano e non possono più essere. In questo senso Tully è la sintesi perfetta dei due film precedenti della coppia e l’ideale proseguimento di Young Adult, dove Mavis/Theron, avvenente scrittrice di romanzi per giovani adulti, faceva ritorno al paesino di provincia per riconquistare un vecchio fidanzato e illudersi di riparare così al tempo che passa e al proprio fallimento.

Tully è anche una fiaba moderna, non ascrivibile soltanto al suo realismo intriso di cultura pop (programmi tv trash e hits di Kety Perry e Cindy Lauper annessi e connessi) perché, come in Jennifer’s Body, Diablo Cody attinge ad una vena sovrannaturale che qui viene vagamente delineata in gesti rituali (spazzolare il figlio “problematico” per liberarlo dalle energie negative) e visioni “amniotiche” di sirene. Ed è soprattutto con l’arrivo di Tully che si manifesta questa aura fantastica. Tully è il controcampo di Marlo, ciò che ai suoi occhi e al suo sguardo vuoto serve per rivedersi, uno specchio ventenne, una sorta di autocoscienza, una sessione di psicoanalisi con se stessa nei panni di una giovane millennial dotata dello spirito e della fisicità che una volta le appartenevano. Si prende cura di Marlo, pulisce casa, sforna muffins a forma di Minions, dispensa consigli e conversazioni intelligenti; per Marlo sarà come tornare a vedere a colori. Questa moderna Mary Poppins ha qualcosa di salvifico e strano («she’s weird» dice Marlo al marito), viene dal nulla e solo di notte come un’invocazione, una presenza magica, custode di chissà quali segreti. Risponde a figure archetipiche del femminile (e surrogati del materno), creature fatate diffuse nella mitologia popolare e nelle fiabe con funzione trasformatrice, come una Trilly o una Fata Turchina.

Grazie alla sua presenza Marlo imparerà a prendersi nuovamente cura di sé, ad accettare la quotidianità e se stessa come una nuova persona – le cellule del nostro corpo si rigenerano durante la notte e non siamo più gli stessi l’indomani, le insegna Tully.

Nonostante un finale consolatorio e familista, che contiene la carica sovversiva della materia che Cody e Reitman avevano tra le mani e il ritorno all’alveo di un realismo troppo spiegato che annulla l’incanto della storia, Tully rimane una “straordinaria”, moderna e non edulcorata rappresentazione del femminile e di come imparare ad amare se stesse.

«She’s getting at this age where she’s starting to be really hard on herself…. It doesn’t get any easier for girls, you know

Autore: Tamara Gasparini
Pubblicato il 27/08/2018
USA 2018
Regia: Jason Reitman
Durata: Durata: 95 minuti

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