Dopo il survival en plein air dell’esordio, MacDonald dimostra di trovarsi a suo agio anche nei territori claustrofobici dell’home invasion, con un film che cresce lentamente ma inesorabilmente fino al parossistico finale.
Mike Flanagan chiude la sua "trilogia della perdita" con un melodramma onirico privo di un'identità definita che lo conferma tra i più originali registi horror della sua generazione.
L’esordio di Osgood "Oz" Perkins individua nelle suggestioni dell’horror l’innesco per una dolente riflessione su una deriva esistenziale planetaria e irreversibile.