Dopo l'ottimo "The Invitation", Karyn Kusama torna dietro la macchina da presa con un noir dal respiro classico, sorretto dall'interpretazione fisica e sofferta di una rediviva Nicole Kidman.
Debutto nel mainstream per i registi di "Starry Eyes". Ma il "Pet Semetary" 2019, tra look televisivo e paura di calcare la mano, non ha ragioni per sostituirsi all'originale.
Tra le rappresentazioni più realistiche dell’Inghilterra del Seicento, l'ultimo film di Reeves è un melodramma cupo e pessimista che abbandona ogni dimensione fantastica e si oppone allo spirito edonista della Swinging London dell’epoca.
Abbandonate le atmosfere gotiche e messi da parte gli orrori del passato, Reeves si concentra sugli incubi del presente che lo circonda, girando un film intimo e crepuscolare che sintetizza il disagio esistenziale che avrebbe avvelenato la sua generazione.
Nell'incipit della sua trilogia sul male il giovane Micheal Reeves racconta una storia che pare grossolana e invece nasconde una teoria ontologica interessante.
Adam MacDonald dirige un survival drama cinico, violento e beffardo, che mette a nudo, senza eroismi ed artifici, i limiti e le incongruenze del sogno americano fondato sul mito positivista della natura selvaggia ed incontaminata